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Comunicazione

La parte “live” del Live-tweeting

Scritto da Letizia Sechi 20/09/2013

Don't Worry, We Are From The InternetÈ dal 2010 che mi capita di raccontare eventi di vario genere attraverso Twitter. La prima volta era la prima edizione di Books in Browsers, a San Francisco. Di quell’esperienza mi è rimasta l’idea di poter moltiplicare conversazioni e relazioni con chi era in sala e anche con chi non poteva esserci, amplificando la ricchezza già grande della conferenza a cui mi trovavo. Questa idea rimane ancora, per me, al centro del senso di questo tipo di racconto.

Dopo quell’occasione, la quantità di Live-tweeting che mi è capitato di seguire è aumentata parecchio, sempre più spesso nascosta dietro un logo ufficiale. Questo, oltre a spiegare quella buffa circostanza per cui sono presente a tanti eventi ma da @letiziasechi si sente raramente dire qualcosa, mi ha permesso di raccogliere un campionario di esperienze intorno al Live-tweeting abbastanza curioso. E ha poco a che fare con la parte “tweeting”.

Nella parte “Live”, anche se segui l’evento per lavoro, non necessariamente hai una postazione comoda. A seconda di quanto durerà avrai con te diversi strumenti, ma di certo avrai un incubo costante: la durata della batteria. Se sei la voce ufficiale dell’evento non puoi scomparire sul più bello. Sviluppi un senso acutissimo: il rilevamento in sala della presa di corrente incustodita.

Nella parte “Live”, proprio perché in genere non hai una postazione dedicata, intorno a te ci sono delle persone. Intendo quelle normali, in carne e ossa. Negli eventi a cui partecipo più spesso, su digitale e dintorni, è facile che siano persone esperte, che sanno cosa stai facendo (e con cui, diciamolo, commentare a margine è uno spasso). Negli ultimi tempi mi è capitato di dover fare Live-tweeting in mezzo a persone molto diverse. Una volta una signora che occhieggiava il mio monitor, incuriosita, completamente all’oscuro di cosa stessi facendo. E a cui l’ho spiegato volentieri. Un’altra volta, invece, ne ho incontrata una che – seccatissima – mi intimava di spegnere tutto: pare che lo scroll dei tweet sul mio schermo le impedisse di seguire con la dovuta attenzione il discorso (con buona pace della signora: no, non ho spento tutto).

Ti abitui a una serie di stranezze: colleghi a cui vengono in mente fiumi di domande proprio mentre stai cercando i migliori 140 caratteri per sintetizzare la frase del secolo; messaggi dell’amico che sente il bisogno di chiederti “ma stai twittando tu?” (non sapesse che lavoro fai!); rapidissime guide per aiutare chi, mentre sei concentrato, ti chiede “anche io voglio seguire! Come si fa?”. Sviluppi un’abilità: il generatore automatico di risposte alle domande secondarie, mentre continui a raccontare.

Mentre nel cosiddetto “mondo reale”, insomma, succede di tutto, il tuo racconto dell’evento in rete procede con la speranza di riuscire a restituire a chi è in ascolto il senso di quello che succede dal tuo lato dello schermo. È bello quando chi non è fisicamente presente partecipa, fa domande, interviene. È bello quando chi è presente scambia opinioni via Twitter. È bello quando magari ci si scrive via Twitter e poi, in una pausa, si approfitta per scambiarsi un saluto. Vedere le relazioni entrare e uscire dagli schermi.

La parte “Live” del Live-tweeting è quella che non dobbiamo dare per scontata, di cui parlavo all’inizio. Qualunque sia l’argomento di cui si parla, la parte “Live”, per me, è quella che permette di creare relazioni e aumentare il valore delle conversazioni che stiamo portando avanti. E non cambia che scorrano su una timeline o siano battute con la persona seduta accanto. La parte “Live” sono le relazioni, dentro e fuori lo schermo. Ma questo, se abitate la rete, non vi stupisce. È la parte “Live” della rete, ma per capirlo non serve la tecnica, serve viverlo.

#pzsmart il digitale non è una tecnica ma una cultura. Per comprenderla occorre viverla (@tedeschini)

— Letizia Sechi (@letiziasechi) September 4, 2013

 

In due righe

Spero non vi aspettaste una guida tecnica sul come fare il Live-tweeting. In compenso ce n’è una ottima tra quelle di Twitter stesso, se avete bisogno di un ABC.

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